Può l’alimentazione, fin dalla prima fase di vita, condizionare la crescita, la salute, l’efficienza produttiva e la qualità del latte anche nelle generazioni successive?

Che la plasticità del fenotipo, cioè le caratteristiche degli esseri viventi, sia influenzata dall’ alimentazione, è stato dimostrato da tempo e oggi è anche misurabile, nel senso che le moderne tecniche (DNA microarray, SAGE, RNA-seq ed altre) ci consentono di verificare tale condizionamento sulle funzioni controllate dai geni.
In particolare, sulle vacche da latte, esistono diversi studi che dimostrano gli effetti positivi sulla produzione di latte sulla qualità tecnologica del latte stesso e sulla carriera riproduttiva delle figlie, per generazioni, alimentando correttamente le vitelline e le bovine adulte.
Il “trucco” sta nel non costringere gli animali ad abituarsi a loro spese all’ambiente ed essere così “selezionati” da esso ma invece, metterli in condizioni genetiche più forti, fin dal post parto, per adattarsi alle varie fasi della carriera riproduttiva e produttiva e al più efficiente utilizzo dei nutrienti.
L’Epigenetica, spiega e dimostra come, alimenti di particolare composizione ed alta qualità, permettono uno svezzamento che consente un migliore e più rapido sviluppo ruminale. Già nella primissima fase, la formulazione di mangimi correttamente e scientificamente concepiti, è in grado di modificare l’espressione dei geni non direttamente causati dalle variazioni sequenziali del DNA ma da materiale fuori dal genoma e da una serie di altri meccanismi. Conseguentemente, l’espressione genica, in tal modo influenzata, farà sì che questa maggiore salute, maggiore capacità di ingestione, tipo di flora batterica ruminale, maggiore produttività e perfino una specifica qualità del latte, sia trasmessa alle successive generazioni.
Pensiamo solo alla capacità di reazione allo stress ambientale (caldo, ammoniaca); alla necessità di rivedere quantità e qualità dei foraggi disponibili alle varie latitudini e opportunità colturali; alle mutate esigenze dell’industria e dei consumatori circa specifiche e differenziabili caratteristiche qualitative del latte (alto o basso di lattosio, di grasso e di proteine, di vitamine e di acidi grassi o aminoacidi particolari).
Tutto questo è già attualissimo nei nostri programmi alimentari, dallo Svezzamento, alle Vacche in Transizione e in Produzione, adattato alle diverse condizioni geografiche, climatiche e di destinazione del latte prodotto.

Dott. Enzo Renato