Valorizzazione mangimistica di scarti Biologici della produzione avicola, di cascame termico Industriale e di CO2

Il progetto BI=O=CO, realizzato dalla Leocata Mangimi in partnership con CER
Compagnia per le Energie Rinnovabili e l’Università di Messina, punta alla valorizzazione
mangimistica di alcuni scarti biologici provenienti da produzioni avicole, di cascami termici
industriali e di anidride carbonica. Si tratta dunque di reinserire in un ciclo produttivo di
grande importanza economica materie prime di qualità ed energia che sarebbero altrimenti
perdute. Segregando anidride carbonica si ottiene anche un vantaggio ambientale.
Il primo mercato di riferimento è quello dell’acquacoltura, settore in crescita su scala
nazionale e internazionale, fortemente dipendente dallo sviluppo di mangimi sostenibili dal
punto di vista ambientale e di qualità dal punto di vista nutrizionale. Su scala mondiale si
prevede un aumento del 50% della domanda di mangime per produzioni ittiche intensive
nei prossimi 10 anni, mentre il fabbisogno italiano è attualmente di 90.000 tonnellate
annue, solo parzialmente coperto dalla produzione nazionale.
Si ritiene di poter produrre in futuro mangimi di qualità per produzioni ittiche intensive
valorizzando:
• cascami termici industriali;
• anidride carbonica proveniente da impianti industriali;
• piume provenienti da produzioni avicole;
• farina di pollo proveniente dalle stesse produzioni.
Relativamente ai primi due elementi della lista, si punta alla realizzazione di impianti di
coltivazione di alghe in larga scala, capaci di segregare CO2, sfruttando luce e calore. Le
alghe così prodotte costituiranno materia prima per la produzione di mangimi per pesci, di
particolare qualità in quanto contenenti Omega-3 (DHA).
Uno dei problemi fondamentali dell’alimentazione di specie ittiche allevate in modo
intensivo è infatti quello della difficoltà di reperimento di materie prime di origine oceanica,
per cui, attualmente, i mangimi per pesci carnivori contengono al massimo il 10% di
inclusione in farina di pesce e fino a zero l’inclusione di olio di pesce, sostituiti con prodotti
proteici e oleosi di altra origine, ma privi di Omega-3. La disponibilità di quantitativi
significativi di alghe ottenute dalla segregazione della CO2 costituisce dunque una
formidabile opportunità di sviluppo. Associando alla componente oleosa fornita dalle alghe
quella proteica proveniente dalle produzioni avicole, si può puntare alla realizzazione di un
prodotto sufficientemente autonomo dal punto di vista del fabbisogno di materie prime e di
ottima qualità dal punto di vista nutrizionale.
Parallelamente, allo scopo di valorizzare anche eventuali sottoprodotti della filiera che si
intende configurare, si perseguirà l’obiettivo di penetrare altri mercati mangimistici, degli
animali da reddito e degli animali da compagnia. Nel primo è infatti possibile inserire
prodotti quali alghe depauperate da Omega-3 a seguito di eventuali estrazioni (per la
vendita di olii concentrati), nel secondo – che recepisce già farine avicole di scarto, si
potranno collocare eventuali eccedenze e anche quantitativi adatti di olii.